L’incontro ha visto gli esperti del settore dei beni culturali confrontarsi con dirigenti dell’INAIL, operatori turistici e assistenti sociali, sui temi dell’accessibilità alle strutture turistiche e la fruibilità dei luoghi culturali.
L’INAIL, in collaborazione con il Museo Nazionale Romano e con il Ministero della Cultura, ha organizzato l’incontro “Senza barriere. Fruibilità e accessibilità dei Luoghi della Cultura e del Turismo come valore sociale“, che si è tenuto presso il complesso monumentale delle Terme di Diocleziano il 26 settembre scorso.
La cultura come strumento di coesione sociale, di inclusione e di dialogo, oltre che fattore di promozione del benessere e della salute degli individui: questo il focus dell’incontro, che ha visto gli esperti del settore dei beni culturali confrontarsi con dirigenti dell’INAIL, operatori turistici e assistenti sociali, sui temi dell’accessibilità alle strutture turistiche e la fruibilità dei luoghi culturali, illustrando alcune delle più riuscite buone prassi messe in atto negli ultimi anni nel nostro Paese.
Tra gli interventi è da sottolineare quello di Stéphane Verger, direttore del Museo Nazionale Romano – MNR – MiC, che ha affrontato il tema dell’accessibilità non solo come superamento delle barriere architettoniche, ancora presenti in alcuni dei siti del MNR, ma in termini di fruibilità delle collezioni, spesso proposte in modo poco chiaro e ridondante. Di contro, è necessario costruire un unico percorso di visita che leghi i quattro siti del Museo, rendendo più leggibile la storia di Roma con uno stile comunicativo agile e divulgativo. Accessibilità è anche il rovesciamento di un paradigma, che vede il museo archeologico come un luogo per addetti ai lavori: occorre allora semplificare, senza banalizzare, i contenuti. Il concetto di accessibilità include altresì il ricreare un rapporto con i luoghi di provenienza dei reperti, in un dialogo tra essi e i luoghi di studio e conservazione che permetta il coinvolgimento dei territori.
Maria Rosaria Lo Muzio, funzionario-architetto della Direzione generale Musei, ha affermato che quando si parla di accessibilità bisogna pensare a una progettazione degli interventi in funzione di una fruizione ampliata. Ciò comporta un cambio di prospettiva: sono gli edifici che disabilitano. L’unica disabilità, infatti, è quella dei luoghi, che devono adattarsi alla variabilità delle persone. Bisogna dunque affrontare non la disabilità, ma la variabilità dell’essere umano, che presenta delle differenze non necessariamente patologiche, immaginando nella progettazione tutte le tipologie di utenti. Un’importante raccomandazione riguarda la progettazione partecipata degli interventi di fruibilità dei luoghi della cultura, che preveda il coinvolgimento degli stakeholders.
Carlo Riva, direttore della onlus “L’abilità”, ha incentrato il suo intervento sulle visite ai musei per gli utenti con disabilità cognitiva, circa 2 milioni di persone. Persone con deficit cognitivi, che presentano problematiche relazionali, della memoria, dell’attenzione e del comportamento, possono fruire dei luoghi della cultura, a patto che i percorsi siano disegnati in maniera particolare. Poiché l’opera d’arte non parla a queste persone, bisogna puntare sulla comunicazione attraverso codici specifici, quali il Linguaggio accessibile Easy to read, basato su frasi attive, ripetizione di concetti, enunciati brevi e, nei casi più gravi, la Comunicazione Aumentativa Alternativa. Tramite l’utilizzo di questi linguaggi sono state predisposte delle guide online che permettono di preparare il disabile alla visita, riducendo l’impatto emotivo con il museo dovuto ai vari deficit.
fonte: UNESCO Italia