Il manoscritto, custodito nella Biblioteca Reale di Torino, al centro di un video pubblicato sul canale YouTube del Ministero.
Ad oltre cento anni dalla ricomposizione integrale del “Codice sul Volo” di Leonardo da Vinci, il Ministero della Cultura ha voluto celebrare il prezioso manoscritto con un breve documentario che ne svela il contenuto e ripercorre alcuni degli episodi più singolari che lo hanno portato a far parte del fondo librario della Biblioteca Reale di Torino.
Nel video la Direttrice dei Musei Reali, Enrica Pagella, e la Direttrice della Biblioteca Reale, Giuseppina Mussari, passano in rassegna le pagine dell’opuscolo che offrono una sorprendente testimonianza della tenacia che il maestro sempre profuse nel suo sforzo volto a individuare le leggi fisiche alla base del volo degli uccelli. Le ricerche miravano a realizzare il sogno che Leonardo inseguì a lungo: la costruzione di una macchina che permettesse all’uomo volare.
Nel “Codice sul Volo”, scritto con la tipica scrittura leonardesca (da destra verso sinistra) sono riportati gli appunti che il maestro prese durante i propri studi sul volo. La parte scritta è arricchita con diversi disegni e bozze preparatorie delle macchine e delle invenzioni che, lungi dall’avere una finalità meramente decorativa, come ricorda Giuseppina Mussari “servono a Leonardo per fissare dei pensieri e delle riflessioni: i due sistemi di scrittura sono dialoganti”. Quello del volo è uno studio che Leonardo riprese più volte: agli inizi, quando a fine Quattrocento viveva a Milano, si concentrò soprattutto sull’aspetto meccanico dell’azione di volo e su ciò che la rendeva possibile: la struttura delle ali. Tuttavia, si rese conto ben presto di non avere a disposizione materiali sufficientemente leggeri e, quindi, adeguati per poter realizzare una macchina in grado di volare, così come mancava l’energia che potesse dare propulsione al mezzo. Abbandonati gli studi dopo aver preso consapevolezza dell’infattibilità del progetto, Leonardo li avrebbe poi ripresi nel 1503 circa, una volta tornato a Firenze. “I nuovi approfondimenti portarono a una scoperta tutt’altro che secondaria per un uomo del Cinquecento: l’aria aveva in qualche modo una sua consistenza ed era anche quella consistenza a sostenere gli uccelli in volo, non solo la struttura delle ali”, continua Giuseppina Mussari. In coerenza con tale approdo, i numerosi disegni che affiancano gli appunti riproducono prevalentemente rapaci, in particolare nibbi, uccelli predatori dotati di ali molto grandi che permettono di sfruttare le correnti ascensionali.
Il manoscritto entrò a far parte della Biblioteca Reale di Torino dopo la sua donazione, nel 1893, al re Umberto I da parte degli studiosi Giovanni Piumati e Theodor Sabachnikoff, che lo avevano ritrovato – seppur incompleto – in un mercato antiquario. Solo diversi anni dopo, nel 1920, venne totalmente ricomposto con l’omaggio del ginevrino Henri Fatio a Vittorio Emanuele III dei fogli mancanti.
Secondo la Direttrice dei Musei Reali di Torino: “Questo è un piccolo esempio che testimonia la consistenza del patrimonio che conserviamo nei musei e nelle biblioteche, che sebbene possa restare silente in alcuni periodi, in altri riemerge con forza. Sono forme carsiche, vale la pena di conservarle perché sappiamo che ogni oggetto e ogni libro ha un futuro. Le parole dei libri e il linguaggio delle immagini si intersecano in un’idea di sapere che fa della Biblioteca Reale di Torino un grande strumento di conoscenza e arricchimento per tutti i cittadini, fondamentale per disegnare il nostro futuro”.
- Link al video: https://www.youtube.com/watch?v=J9dnM40BlPI
Fonte: Ministero della Cultura