Nel rapporto vengono evidenziati numerosi dati sullo stato del settore culturale a seguito della pandemia e analizzate le criticità, sia globali che locali, della questione.
La pandemia da Covid-19 ha causato una crisi senza precedenti nel settore culturale. Ovunque nel mondo cinema, teatri, musei e luoghi di aggregazione hanno chiuso i battenti, causando nel 2020 una perdita nel reddito generato dal settore culturale e da quello creativo di più di 1 miliardo di euro. Gli artisti, che già lavorano in un ambito tendenzialmente precario, vulnerabile e spesso trascurato da investimenti pubblici e privati, vivono una situazione ormai insostenibile, che minaccia inoltre la diversità creativa e impedisce al settore di generare potenziale crescita economica.
Al tempo stesso, la crisi ha mostrato a tutti quanto sia forte la necessità di promuovere e tutelare la cultura, la creatività e le diversità espressive, come previsto dalla Convenzione UNESCO per la Protezione e Promozione della Diversità delle Espressioni Culturali del 2005, ratificata da 150 Paesi e dall’Unione Europea. È fondamentale salvaguardare la vitalità del settore culturale, che impiega giovani e favorisce innovazione e sviluppo sostenibile, generando coesione sociale.
Su questo tema, nel febbraio scorso, l’UNESCO ha pubblicato un nuovo Rapporto, “Re|Shaping Policies for Creativity” – Ri|Definire le Politiche per la Creatività. Il Rapporto fa parte della cosiddetta “Global Series“, lanciata nel 2005 per monitorare l’implementazione della Convenzione, ed è giunto ormai alla sua terza edizione. Fornisce una panoramica sulle sfide che l’ecosistema culturale e creativo deve affrontare e sulle possibili soluzioni. A questo scopo, riporta numerosi dati sullo stato del settore culturale a seguito della pandemia e analizza al meglio le criticità, sia globali che locali, della questione.
Il settore culturale rappresenta il 3,1% del PIL globale e il 6,2% dell’occupazione. Nel 2019 le esportazioni di beni e servizi culturali hanno raggiunto un valore pari a 389,1 miliardi di dollari. Secondo una stima dell’UNESCO, tuttavia, la pandemia ha causato una perdita di più di 10 milioni di posti di lavoro nell’industria creativa globale, con una riduzione degli introiti che si stima oscilli tra il 20% e il 40%.
Come spiegato dalla Direttrice Generale dell’UNESCO, Audrey Azoulay, lo scopo del Rapporto e del monitoraggio puntuale dei dati è di informare e incoraggiare l’azione pubblica, mostrando quanto la diversità culturale e la creatività possano diventare risorse di innovazione per tutte le società sostenibili.
Sul piano globale, le maggiori problematicità affrontate dai governi riguardano povertà, disparità geografiche, di genere e digitali, nonché il cambiamento climatico e il divario tra Paesi Sviluppati e Paesi in Via di Sviluppo. Queste sfide danneggiano la diversità culturale, creando squilibri persistenti che hanno un impatto negativo sulla circolazione dei beni e dei servizi di settore.
A livello nazionale e locale, il report identifica l’andamento delle politiche, dei meccanismi istituzionali e di governance culturale. Analizza, inoltre, il ruolo della società civile, dei media e del settore privato nella sensibilizzazione e nella difesa dei principi guida della Convenzione, tra i quali figurano il rispetto dei diritti umani e delle libertà fondamentali, la pari dignità e il rispetto di tutte le culture.
L’UNESCO intende supportare i governi nello sviluppo di iniziative culturali, di politiche e regolamenti che assicurino un’adeguata protezione economica e sociale per artisti e professionisti della cultura. Propone, per esempio, di prendere in considerazione l’istituzione di un salario minimo per i lavoratori della cultura, nonché migliori piani pensionistici e di indennità di malattia per i freelance. Incoraggia inoltre ad appianare il divario – ancora oggi drammaticamente consistente – tra Paesi Sviluppati e in Via di Sviluppo: i Paesi Sviluppati guidano infatti il commercio di beni e servizi culturali per il 95% del totale delle esportazioni. Anche le disparità di genere costituiscono una sfida da affrontare con urgenza: sebbene la cultura e l’intrattenimento impieghino il 48,1% di donne, la parità di genere è una prospettiva ancora lontana.
Infine, pur riconoscendo le opportunità che derivano dallo spostamento accelerato dei contenuti culturali e degli spettacoli verso le piattaforme digitali, il Rapporto evidenzia l’urgente necessità di progettare sistemi di remunerazione più equi per gli artisti per i contenuti consumati online. Le entrate digitali, infatti, non compensano il forte calo dei guadagni causato dalla mancanza di eventi dal vivo.
La pandemia da Covid-19 ci ricorda che nessun Paese da solo può efficacemente forgiare un’adeguata protezione e promozione della diversità, all’interno del proprio territorio e oltre. Il valore della cultura come bene pubblico globale deve essere custodito e preservato a beneficio delle generazioni presenti e future.
fonte: Unesco Italia